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UN NARCISISTA INADEGUATO

19-08-2025 08:35 - Carla Corsetti
L'incontro scomposto tra Trump e Zelensky ebbe un peso rilevante sotto diversi aspetti. Mise in luce, ancora una volta, l'incapacità del presidente statunitense Trump di mantenere un contegno istituzionale, confermando come la democrazia americana stesse scivolando sempre più nel ridicolo e nell'inadeguatezza.
Vladimir Putin ha saputo cogliere e sfruttare quella debolezza con la freddezza dello stratega. Le dichiarazioni rese alla stampa al termine dei colloqui tra Trump e Putin parlano da sole. Il confronto sembra aver avuto luogo tra un politico navigato e un narcisista impreparato, totalmente incapace di reggere il confronto con un leader di ben altro spessore.
Per rendere l'idea, è stato come vedere una squadra di Serie A giocare contro il calcetto del quartiere.
Putin otterrà le regioni russofone non tanto per la forza militare, quanto per la volontà popolare espressa in referendum che l'Occidente ha frettolosamente dimenticato. I colloqui, nel complesso, hanno segnato l'inizio di una nuova stagione coloniale, confermando la transizione verso un ordine mondiale multipolare.
I vecchi predatori europei, a cominciare dal Regno Unito — che già nel 2022 aveva siglato accordi con Zelensky per la ricostruzione dell'Ucraina — restano tagliati fuori. La reazione scomposta di Boris Johnson ne è prova evidente: si è visto soffiare il piatto da sotto il naso.
L'Unione Europea, a sua volta, non sembra desiderare una vera fine del conflitto in Ucraina. La guerra è ormai diventata lo strumento con cui cerca di mantenere una prospettiva predatoria non solo sull'Ucraina.
Intanto, Asia e Africa non sono più le colonie passive dell'Europa: nuovi “protettori” hanno preso il loro posto. Le esportazioni russe verso l'Asia sono cresciute, e numerosi Paesi africani beneficiano oggi del sostegno militare e tecnologico di Mosca.
I leader europei si sono ritrovati, uno dopo l'altro, in pellegrinaggio da Trump, a elemosinare un ruolo nello scacchiere internazionale da cui sono stati esclusi.
Nel frattempo Giorgia Meloni, galvanizzata dall'attenzione personale di Trump — un uomo accusato di violenze sessuali — si illude di aver portato una proposta italiana sul tavolo delle trattative: garantire all'Ucraina le stesse prerogative difensive dei membri NATO. Una mossa che, di fronte allo smembramento ormai probabile del Paese e all'ingresso delle regioni strategiche nella Federazione Russa, potrebbe perfino ricevere l'approvazione di Putin. Non perché ne riconosca il valore, ma perché non vale nulla.
Meloni si compiace, ma c'è ben poco da festeggiare.
I leader dell'UE davanti a Trump hanno fatto pena, e quando i colloqui sono stati interrotti perché Trump doveva sentire Putin, la loro irrilevanza è diventata imbarazzante.
In queste ore circola sul web una fotografia: una donna bendata, circondata da uomini armati. All'inizio si è detto che fosse ucraina e i soldati russi. I commenti indignati sono fioccati. Poi si è stato detto che la donna era palestinese e i soldati israeliani. E, improvvisamente, è calato il silenzio perché ci sono guerre sulle quali si vuole silenziare l'opinione pubblica, mentre su altre si sollecita interesse e partecipazione.
Così andrà anche per l'Ucraina. Quando gli interessi economici saranno stati soddisfatti, l'attenzione si sposterà altrove. E su questa guerra calerà il silenzio.