19 Marzo 2024
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A come Atea – prefazione di Adriano Petta

L’inciviltà dell’irrazionalità Di difficile collocazione come genere letterario, “A COME ATEA” di Carla Corsetti è un saggio diretto in particolar modo ai popoli del primo mondo questo primo mondo che detiene – forse ancora per poco – il primato geopolitico, tecnologico, scientifico, economico, militare, e culturale dell’intero pianeta. Per ogni lettera dell’alfabeto, l’autrice ha trattato alcune parole particolarmente significative che le hanno permesso di sviluppare le sue riflessioni di lucida pensatrice.

Questo glossario delle opinioni non è frutto solamente di una mente acuta che sa scandagliare la storia, le cause della violenza e della corruzione nel mondo, la spietatezza e la follia dell’essere umano ma anche frutto d’un cuore caldo che ama l’essere umano, che ha osservato con meraviglia gli occhi innocenti dei bambini e sa che nasciamo tutti puri, ma poi la nostra storia, la nostra cultura, l’ambiente in cui cresciamo e viviamo, producono schegge impazzite, generano il “male” quel “male” che in natura non esiste. La prima lettera di questo saggio-glossario è proprio “Atea”, e l’ateismo viene definito come il fondamento della costruzione critica di ogni individuo razionale.

Chi scrive questa prefazione è anch’egli ateo, ateo nato in un paesino del sud Italia ed educato in compagnia di tutti i sacramenti che la tradizione cattolica gli riservava. Poi sono cresciuto, le fiabe dell’infanzia sono svanite assieme alla fiaba di Betlemme, e la mia vita – mente fredda e cuore caldo, razionalità e sentimento – ha cominciato a trovare la sua armonia. E ogni giorno che mi sveglio sono felice di essere nato, di aver conosciuto la vita. E sono grato all’evoluzione che – attraverso 4 milioni di anni – ha portato la mia mente a ragionare in questo modo.

Vado proprio d’accordo con la mia mente di ateo, perché la mia vita è una continua scoperta, un viaggio responsabile, con la consapevolezza che gran parte di quello che accade a me, alla mia famiglia, al popolo a cui appartengo e alla specie umana, dipende dalle mie azioni, dall’agire di noi uomini e non da un fantomatico dio.

Le statistiche ufficiali dicono che gli atei dichiarati nel mondo sono un terzo del totale della popolazione mondiale, ma probabilmente siamo molti di più in quanto gli atei non fanno mai sfoggio del loro pensiero.

Credo che l’umanità intera possa contare sulla razionalità degli atei, sul loro equilibrio, sulla loro continua ricerca di armonia fra la loro essenza e madre natura che ci ha donato la vita.

Ma essere atei nella tollerante terra nordeuropea è un conto, altra faccenda lo è nell’ultima roccaforte della chiesa cattolica, l’organizzazione più astuta e spietata prodotta dalla specie umana, che – oltre ad aver imprigionato, torturato, bruciato vivi popoli interi – ha incatenato la mente degli uomini per manovrarli, dominarli, depredarli: la nostra povera disgraziatissima Italia, nazione la cui presenza del clero è alla base della corruzione morale che trasversalmente si spalma su tutta la società italiana.

La nostra autrice ci parla con la purezza delle sue idee, mettendo a nostra disposizione una visione dettagliata e generale di tutti i problemi che tratta visione rafforzata dai suoi studi di giurista, che rendono questo testo unico, profondo, a mio parere appassionante. Le tematiche potrebbero già incuriosire solo scorrendo parte del complesso e variegato indice (bibbia, crocifisso, divorzio, donne, famiglia, giustizia, homo sapiens, Islam, libertà di coscienza, mafia, origini, Rinascita Democratica, stato ateo, testamento biologico, unità d’Italia, etc. etc.) ma in realtà le materie trattate racchiudono un principio comune a tutte: far conoscere eventi che davamo per scontati ma che non avevamo mai veramente approfondito, particolari inediti, un grido d’allarme percependo in ogni pagina la motivazione di questo grido: accendere la favilla della speranza tenendo ben chiara una visione dello Stato imperniata su un sistema riconducibile essenzialmente ai diritti fondamentali dell’uomo.

Carla Corsetti non risparmia nulla e nessuno, né il modello comunista né quello neoliberista, entrambi responsabili della povertà di milioni di esseri umani. Né la FIAT (che non conosce la dignità umana) né la classe politica, che aggrava sempre più quella classe lavoratrice economicamente disagiata che per giunta l’ha appoggiata. Alla voce “Giustizia”, l’autrice offre una denunzia implacabile, spietata, così come richiede la gravissima situazione del nostro paese declamando che dopo aver distrutto la scuola, ora hanno distrutto la giustizia civile. E sull’Ordine dei Giornalisti, ci dice che sono pochissimi a farne parte, in quanto quasi tutti gli iscritti o sono politici di mestiere, oppure persone assoldate da bancari o industriali. Un trattamento di particolare durezza Carla Corsetti riserva a tutte le religioni, in special modo a quelle monoteiste, per il loro controllo della sessualità, soprattutto quella della donna per poter avere il controllo sull’intera comunità. E ricorda il proverbio africano: Se darai l’istruzione a un uomo formerai un individuo, se darai istruzione a una donna formerai una società.

Dopo aver paragonato la Lega Nord al Partito fascista per l’odio razziale che fa nutrire contro gli immigrati ci propone una riflessione ch’è anche un augurio, affinché contro l’abbrutimento della barbarie leghista sgorghi il germe del riscatto proprio nell’intelletto di quei ragazzi che non si faranno plagiare dalla follia razzista dei loro genitori: noi non abbiamo fretta e sapremo aspettarli dentro gli infiniti spazi della civiltà.

Ecco, questa frase offre al saggio sociologico-politico “A COME ATEA” una sensazione d’aria fresca, confermandoci che la nostra autrice si occupa di tutte le possibilità della natura umana. Carla Corsetti, inoltre, ci fa incontrare personaggi incredibili come Anna Maria Mozzoni, antesignana dell’emancipazione femminile che lottò affinché le donne potessero votare nel 1876, puntualizzando che esiste un universo femminile distante dal marciume imperante.

La condizione delle donne è un parametro imprescindibile per misurare il grado di civiltà di una Nazione ed è arrivato il tempo che anche gli uomini ne prendano atto.

Fra le pagine più terribili di questo libro-denuncia, ci sono quelle dedicate alla tessera 1816, che testimonia che Silvio Berlusconi faceva parte dal 1978 del programma eversivo “Rinascita Democratica”, promossa dalla loggia massonica P2 (Propaganda Due) capeggiata da Licio Gelli.

Poi la nostra autrice ci offre una dissertazione sullo “Stato Ateo”, premettendo che imporre l’ateismo è un crimine contro l’umanità, come pure imporre una religione è un crimine contro l’umanità (e riflettendo che spesso per “Stato ateo” il pensiero va immediatamente agli Stati comunisti che imposero l’ateismo con la violenza). Mentre gli Stati atei potranno differenziarsi tra dittatoriali e democratici, quelli teocratici saranno necessariamente dittatoriali non potendo contenere in sé il germe della libertà di pensiero, fonte, di per sé, di spinte democratiche.

È la tensione unitaria che tiene avvinto questo singolare glossario delle opinioni che rivela lo struggente balenio del cuore caldo dell’autrice, che fa pulsare la sua razionalità in modo così genuino, puro, che le fa studiare con attenzione il progetto della Commissione Europea EXREL (la cui finalità era quella di prevedere l’evoluzione delle religioni e di conoscere con quali meccanismi potranno evolversi nelle società future).

Carla Corsetti, ben conscia della responsabilità affidata a questo libro, pur sapendo che l’Italia non ha partecipato al progetto EXREL e che nessuno ne abbia parlato, leva la sua penna dalle ali di fiamma soprattutto contro le religioni – inesauribili moltiplicatori di povertà – e ci lascia col sostegno della sua nobile istanza affinché i governi più evoluti impediscano, nel futuro, che le nostre società possano degenerare nell’inciviltà dell’irrazionalità ritrovando quell’idea universale capace di unire il mondo.

Adriano Petta Roma, giugno 2011
A come Ateolica – prefazione di Natalino Balasso
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Non si può non sostenere la lettura di questo testo, per la lucidità con cui sono espressi i paradossi delle nostre culture nazionali non laiche e spesso malintenzionate. Ciò non significa condividerne necessariamente i contenuti, ma bisogna essere fessi per pensare che due persone sulla Terra la pensino allo stesso modo su ogni cosa. Su molti dei temi proposti dalla Corsetti potrei non essere d’accordo, ma su tutti e sottolineo tutti i capitoli di questo libro trovo spunti di riflessione così crudelmente lucidi che mi spingono ad aderire a questo libro, a farne spunto, a rimettere in discussione le mie opinioni, che è ciò a cui dovrebbero servire le opinioni se non vogliamo che diventino dogmi. Al di là di ciò che ognuno potrebbe pensare di divinità come Allàh, Dio o i Soldi, il succo dei ragionamenti in cui l’autrice ci conduce pazientemente per mano in ognuna delle stanze del suo pensiero risiede nell’essenza dell’Uomo, in ciò che chiamiamo invano umanità. Pare disincanto il suo, pare quasi la pessimistica resa alla possibilità di una crescita individuale e sociale; e invece è il contrario: è la disperata passione per il pensiero, per la Giustizia, per l’affrancamento dai vincoli di selvaggia brutalità che ancora ci tengono legati, come trogloditi con lo smartphone, alle finte passioni create ad arte dal business dell’infotainment. Ci sono due possibili reazioni alla lettura di questo testo, che oltretutto sopperisce in alcuni capitoli all’assenza d’informazione di quelle fanzine dell’ovvio che chiamiamo giornali: la prima reazione potrebbe essere quella di fare la conta di ciò che ci trova d’accordo e di ciò che non ci trova d’accordo; la seconda, più meditata, può essere quella di capire che questo libro non si rivolge a me come a un osservatore neutro o neutrale, ma parla proprio di me, di ciò in cui Polverini o Fiorito o Grillo o Bergoglio od Obama mi somigliano, in quali servomeccanismi mal funzionanti di pensiero sia facile incappare quando si escludono i contenuti e ci si butta ad adorare o a disprezzare le persone e i personalismi. Anche se il termine “ateotelica” proposto dall’autrice non diverrà mai di uso comune perché troppo simile a una specie di malattia non ben definita, è il ragionamento attorno agli steccati culturali e ideologici di cui ci circondiamo che m’interessa e che, penso, dovrebbe interessare tutti. Anche se viene la tentazione di farlo, non leggete questo libro tutto d’un fiato, trattenete i pensieri e lasciate sedimentare i capitoli, fa bene alla salute. Natalino Balasso
Indipendenza e Sovranità – prefazione di Margherita Hack
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Questo libro vuol far conoscere il profondo significato democratico della nostra Costituzione ed illustra uno per uno i 12 articoli della Parte Prima, i Principi Fondamentali, con parole semplici, alla portata di tutti. In particolare è rivolto alle giovani studentesse e ai giovani studenti, i cittadini di domani che dovranno difendere col voto eventuali attacchi a quella che è la colonna portante del nostro Stato democratico, ma è rivolto anche a tutti i cittadini molti dei quali non hanno mai letto un testo che andrebbe studiato e commentato a scuola già a partire dalla quinta elementare, perché è scuola di vita e di convivenza civile.

Fu scritta subito dopo la fine della guerra, dai costituenti che furono eletti il 2 giugno 1946, insieme al referendum per la scelta fra monarchia e repubblica. Furono le prime elezioni a suffragio universale dopo quelle del ‘29, a cui parteciparono solo i cittadini maggiorenni di sesso maschile.

Poi li fascismo le abolì per tutti. Si legge spesso a proposito del fascismo e delle donne che la dittatura le avrebbe considerate pure appendici dell’uomo. In realtà anche prima del fascismo la donna era fortemente discriminata e ogni proposta di concederle il diritto di voto veniva avversata come se la cittadina fosse un’incapace, come se fosse priva di capacità di discernimento, senza diritti nell’ambito familiare, ma che ritornava persona responsabile quando, autrice di un reato, veniva assoggettata alle stesse pene dei cittadini maschi. Il fascismo portò le donne fuori di casa, allineate in organizzazioni femminili parallele a quelle maschili, in particolare bambine e giovani erano tutte inquadrate fra le piccole italiane.

Le giovani italiane, i GUF (Gruppi Universitari Fascisti), le contadine fra le massaie rurali.

Le giovani venivano incoraggiate a praticare sport competitivi. C’erano ogni anno i Littoriali dello sport e quelli della cultura per tutti, maschi e femmine. Il tutto naturalmente per migliorare la razza italica, ma che comunque aveva anche un indiretto effetto emancipatorio. Il 2 giugno 1946 finalmente tutti i cittadini maggiorenni (allora la maggiore età si raggiungeva a 21 anni), uomini e donne poterono liberamente recarsi alle urne: furono le prime votazioni a suffragio universale dall’Unità d’Italia.

Nasceva la Repubblica e si mettevano al lavoro i costituenti di cui facevano parte uomini e donne che avevano conosciuto la dittatura e di questa esperienza avevano fatto tesoro nello stendere una Costituzione che è un inno alla libertà, alla giustizia, al riconoscimento dei diritti di tutti. Fu firmata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. E’ utile ricordare i primi articoli per l’etica politica che li contraddistingue:

Art.1 L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…

Art.2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…

Art.3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…

Un articolo che dette luogo ad accanite discussioni ed è ancora oggi oggetto di opinioni contrastanti è il famoso Art.7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani…

Fu soprattutto per ragioni di ordine pratico e politico che il Partito comunista si batté per far approvare questo articolo, fortemente osteggiato invece dai socialisti.

L ’art.8 dichiara invece che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Resta comunque il fatto che l’Articolo 7 faceva della religione cattolica una vera e propria religione di Stato in contrasto con l’affermazione che lo Stato è laico, e dava alla Chiesa cattolica numerosi privilegi. Importante è la proposta fatta dall’autrice di un nuovo articolo 7 che dichiari che lo Stato è ateo, il Paese è laico, i cittadini sono liberi.

L’autrice riporta il discorso pronunciato da Pericle nel 461 a.C. quando esponeva il modello di democrazia che pensava per Atene. E’ un discorso di una straordinaria modernità, in cui si inneggia alla giustizia uguale per tutti, alla libertà, al rispetto delle leggi e all’accoglienza dello straniero.

Mi auguro che questo libro venga letto e commentato nelle scuole, che la Costituzione e il discorso di Pericle rappresentino una profonda lezione di etica laica, in grado di infondere nei più giovani cittadini della nostra Repubblica la comprensione di cosa veramente significhi la parola democrazia.

Trieste, agosto 2012

Margherita Hack
Perchè i preti sono pedofili – prefazione di Luigi Tosti
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In un Paese come l’Italia, ridotto a ruolo di Colonia del Vaticano “grazie” allo scellerato Concordato fascista e all’ancor più scellerata revisione Craxiana, scrivere un libro sulla pedofilia del Clero cattolico è un’impresa temeraria, che può essere intrapresa solo da chi, oltre a non temere scomuniche, non è codardo e non è mafiosamente colluso con la Chiesa: in pratica, da pochissime “mosche bianche”.

Questo spiega come mai, ad onta dello scandalo “planetario” dei preti pedofili e dello loro sistematica, omertosa e criminale copertura da parte della Chiesa, pochissimi si siano cimentati su questo “fenomeno” tutt’altro che commendevole e perché, inoltre, le frequenti notizie di cronaca giudiziaria e le pesanti condanne inflitte (anche) ai preti pedofili “nostrani”, siano state e vengano sistematicamente occultate dal regime di (dis)informazione di Stato, cioè dalla RAI, da Mediaset (fatta eccezione per la trasmissione Le Iene) e dalle principali testate giornalistiche.

La pubblicazione di questo libro deve essere dunque accolta con estrema soddisfazione, perché si pone in controtendenza e perché rompe una cortina di omertoso silenzio mediatico.

Ma non è tutto. L’autrice, infatti, non si limita ad una fredda e impietosa cronaca di alcuni casi di clerico-pedofilia, più o meno eclatanti, ma si addentra in una approfondita analisi delle cause di questa “epidemia” delinquenziale -che affligge “Santa Madre Chiesa” da più di un millennio- nonché delle strategie omertose che il Vaticano ha “istituzionalizzato” per assicurare l’impunità dei preti criminali a discapito delle vittime innocenti.

Ne scaturisce un lavoro pregevole e sicuramente originale, in merito al quale ciascuno è libero di esprimere consensi o dissensi, ma che è destinato a scuotere le coscienze di coloro che la coscienza ancora ce l’hanno e che non sono disposti a “lavarsela” periodicamente col rito della confessione.

Con questo trattato l’autrice demolisce il pilastro che è stato artatamente costruito per sminuire la portata dell’epidemia pedofila che affligge la Chiesa in modo endemico, e cioè che le costrizioni e gli indottrinamenti imposti al clero cattolico non interferiscano, più di tanto, su questa criminale deviazione sessuale.

In realtà l’imposizione del voto di castità -che reprime e brutalizza pulsioni sessuali che appartengono fisiologicamente a qualsiasi essere umano- la sessuofobia, la misoginia, l’omofobia, il folle declassamento del crimine della pedofilia a “peccato”, la deresponsabilizzazione indotta dal perdono e dal “lavaggio” della coscienza con la confessione, il delirio di rappresentare “la” divinità sul Pianeta Terra e la rosea prospettiva di confidare nella copertura e nella complicità di un sodalizio omertoso, costituiscono una miscela esplosiva che alimenta la pedofilia del clero e che spiega -ad onta dei tentativi di relegarla nella forbice della media statistica- “perché i preti sono pedofili”.

Auguro pertanto a tutti una buona lettura. Luigi Tosti


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