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L’ANPI E IL MISCHIONE IN SALSA COVID

18-01-2021 22:39 - Carla Corsetti

La pandemia non è riuscita a modificare la logica binaria tra sfruttati e sfruttatori, tra chi auspica una redistribuzione della ricchezza che passi attraverso la tassazione di coloro che accumulano enormi profitti, e chi vi si oppone con pervicacia.
Non ci sono scorciatoie o interpretazioni favorevoli, o si è dalla parte degli sfruttati o si è dalla parte degli sfruttatori.
L’ANPI, che già da tempo ha mostrato di ergersi a difesa dei valori costituzionali con espressa esclusione del Principio di Laicità, ha lanciato un appello per la creazione di un mischione in salsa covid, una aggregazione indifferenziata di formazioni di destra, o di finta sinistra, o di mezza destra e mezza sinistra, tutti comunque di stampo clericale, e all’appello hanno risposto in tanti, dal PD al M5S, dalla CGIL a RC.
Nel testo dell’appello si chiede di unire i laici e i religiosi, tutti insieme appassionatamente per una economia “al servizio della società e della persona, come più volte ricordato anche da Papa Francesco”.
L’ANPI quindi, fa espresso riferimento ad un modello economico di stampo teocratico, che ha la sua massima espressione in Bergoglio, che si contrappone ai modelli economici teocratici islamici, e che ha il suo raggio di espansione tra Europa e USA.
Il modello economico cattolico merita un approfondimento.
E’ bastato un virus per disvelare tutta l’oscenità del capitalismo attuale, nello stesso momento in cui la monarchia vaticana lo legittimava eticamente con l’operazione “Consiglio per un Capitalismo inclusivo” mettendosi a capo di una associazione internazionale di banchieri, gruppi assicurativi, gruppi farmaceutici, colossi speculativi e finanziari, per distruggere ciò che ancora rimane di pubblico, con la precisa finalità di trasformare in merce ogni diritto conquistato, camuffata con la consueta fuffa ecumenica.
Il “Consiglio per un Capitalismo inclusivo” ha tra i suoi obiettivi quello di “sfruttare il settore privato per creare un sistema economico più inclusivo, sostenibile e affidabile” che tradotto in termini pratici significa dismettere definitivamente ogni forma di gestione pubblica dei beni comuni per affidarli ai privati.
MasterCard, Allianz, Salesforce, DuPont, EY, BP, Merck, Johnson & Johnson, Visa, Bank of America, la Rockefeller Foundation, la Ford Foundation, questi sono solo alcuni dei soggetti con i quali il Vaticano è entrato in partnership per dare specifici sostegni morali alle loro spregiudicate politiche capitalistiche.
Una associazione i cui 27 fondatori si chiamano Guardiani e dal prossimo anno si incontreranno con Bergoglio a scadenze determinate per rinnovare il sodalizio e per ricevere approvazione pubblica alle loro imprese, o come ha detto la stampa di New York, per consentire al Monarca vaticano di dare la benedizione ai loro piani aziendali.
Significativa la risposta della ereditiera banchiera Lynn Forester de Rothschild, anche lei in partnership con il Vaticano in quel Consiglio, la quale durante una intervista sui danni del capitalismo, ha immediatamente risposto: “il Santo Padre non si è espresso contro la creazione della ricchezza” assestando un colpo definitivo a chi ancora pensa di mettere in dubbio le politiche sottese alle logiche di accumulo e di sfruttamento.
Democrazia Atea condanna senza mezzi termini l’operazione di legittimazione etica delle multinazionali da parte della monarchia vaticana.
Nel contempo conferma la propria distanza da tutte quelle formazioni politiche nostrane che ignorano o fingono di ignorare cosa significhi ispirarsi ad un capitalista religioso.
L’appello politico dell’ANPI nel momento in cui richiama Bergoglio, che piaccia o meno, invita al modello economico dei Rothschild e dei Rockefeller.
Se tutto questo è compatibile o indifferente per molti partiti cosiddetti di sinistra, non lo è né lo sarà mai per Democrazia Atea.
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