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AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

18-12-2020 08:38 - Redazione DA
Al Presidente della Repubblica
protocollo.centrale@pec.quirinale.it
On.le Presidente,
leggo dal sito della Presidenza della Repubblica che Lei ha inviato al Capo di Stato della Monarchia confinante Jeorge Bergoglio gli auguri di compleanno.
Esprimo un doveroso rispetto nei confronti delle Sue espressioni personali di vicinanza e affetto, rivolte al Capo di Stato Bergoglio.
Mi corre l’obbligo tuttavia di manifestare una rilevante perplessità in riferimento alla Sua espressione di vicinanza e augurio alla Autorità religiosa anche a nome di coloro che non professano nessuna religione.
Avrei auspicato che avesse omesso un così esplicito riferimento posto che non corrisponde al vero, a meno che non si voglia affermare che gli atei non devoti, i quali costituiscono senza dubbio una minoranza nel Paese, ma hanno pur sempre una considerevole consistenza, attestandosi all’incirca attorno all’11%, non rientrano nelle Sue attenzioni, e non è certo mia intenzione attribuirLe simile deduzione, volendo piuttosto qualificarla come mera disattenzione.
Esprimo perplessità anche in riferimento alla vicinanza espressa a nome di coloro che hanno perso i propri cari a causa dello stato disastroso della sanità pubblica per assenza di risorse, sottratte da una classe politica compiacente e dirottate verso la sanità privata cattolica, i cui profitti milionari destano sconcerto.
A nome di coloro che sono state vittime di pedofilia clericale e che ancora aspettano che il Capo di Stato Bergoglio attui la riforma del diritto canonico, come ha più volte sollecitato l’ONU, posto che nello Stato del Vaticano il Capo di Stato ha modificato solamente il codice penale che non si applica mai, prevalendo quello canonico.
A nome di coloro che sono state vittime della violenza di genere, figlia del patriarcato misogino, omofobico e transfobico veicolato, quantomeno in Italia, dal cattolicesimo.
A nome di coloro che per le ingerenze cattoliche hanno subito limitazione alla propria autodeterminazione, in relazione ai diritti sessuali e riproduttivi o al fine vita.
Ma ciò che trovo più sconfortante è la Sua manifestata deferenza nei confronti di una Autorità religiosa, legittima se personale, ma spiacevole nella Sua veste istituzionale.
Illustrissimo Presidente nulla quaestio alla Sua libera espressione di auspicio ad un Capo di Stato, ma la soggezione religiosa, in spregio del principio di laicità, non è minimamente condivisibile.
A buon diritto Voglia accettare la mia distanza da detto convenevole rivolto alla Autorità religiosa, e mi consenta di dirLe: non in mio nome.
Con alta considerazione.
Carla Corsetti
Segretario nazionale di Democrazia Atea
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