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UNA LEGGE DELIRANTE

02-11-2022 23:01 - Redazione DA
Ogni governo che si insedia, generalmente, con i primi provvedimenti adottati dà una lettura, seppure parziale, della propria identità.
Si colgono proprio dai primissimi provvedimenti connotazioni politiche significative rispetto a come si declinerà la politica futura.
Il Governo guidato da Meloni non si è sottratto a questa prassi e il primo decreto legge ha significativamente dato una rappresentazione della pulsione oppressiva e repressiva che alberga nelle prospettive di questa gente.
Hanno inserito con decreto legge una nuova ipotesi di reato, e già il metodo prescelto è significativo, perché l’introduzione di figure di reato e le modifiche al codice penale non rivestono alcun carattere di urgenza, dunque la decretazione d’urgenza è un fuor d’opera, semmai avrebbe dovuto occuparsene il Parlamento, che invece è stato esautorato dall’Esecutivo.
Transeat sul metodo.
Nel merito la formulazione adoperata per proibire i raduni di giovani che si organizzano al di fuori dei circuiti a pagamento, ha tradito una bulimia punitiva di tale portata che ha reso incostituzionale la norma perché si pone in contrasto con l’art.17 della Carta Costituzionale: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.”
I primatisti della repressione hanno voluto strafare per dare un segnale ai loro seguaci, ai frustrati dell’ordine, a coloro che non sopportano la gioventù che si organizza attorno a libere espressioni culturali.
Insomma un Consiglio dei Ministri servile con chi ha già delimitato il recinto della loro agibilità politica, con chi ha già deciso che non avranno alcun margine nelle decisioni di politica economica e meno che mai di politica estera.
E allora fanno la voce grossa con la repressione interna, creando i presupposti normativi per vietare, limitare, condannare e controllare.
Hanno innalzato la soglia edittale delle pene previste perché possa essere lecito intercettare chi parteciperà non certo ad una festa, ma ad un picchetto, ad un presidio di protesta, ad un evento qualsiasi che potrà essere segnalato dall’arbitrio del primo Prefetto.
Considerato l’elevato numero di persone coinvolte in procedimenti giudiziari e che sono esponenti dei partiti di governo, si conferma la regola che solo chi ha un grande disordine morale interiore sente come irrefrenabile la necessità di compensarlo con eclatanti e debordanti indicazioni di repressione pubblica.
Rave Party letteralmente significa “festa da delirio”.
Il rave decreto legge varato dal governo, è effettivamente una legge delirante.
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