obiettivo 47
“Tutti gli uomini per natura desiderano sapere” lo sosteneva Aristotele nel IV secolo a.c. e nell’era di
internet il desiderio di conoscenza non è cambiato.
Il diritto alla conoscenza non significa tuttavia che qualsiasi informazione debba essere immediatamente
disponibile a tutti, in qualsiasi modo, dovendo tener conto dei diritti alla riservatezza e alla privacy la cui
tutela deve essere parimenti garantita.
Come pure deve essere garantito il diritto all’oblio inteso come il diritto alla cancellazione di informazioni
già conosciute.
Il diritto alla conoscenza può rivolgersi, ad esempio, ad una serie di aspetti della vita di persone che
rivestono funzioni pubbliche, e quindi detengono un potere, il cui controllo diventa una modalità della
trasparenza quale connotato della democrazia.
Solamente una equilibrata codificazione del diritto alla conoscenza impedisce che si possa incorrere nella
estremizzazione della metafora nazista del cosiddetto “uomo di vetro” ovvero colui che afferma di non
avere nulla da temere e che spavaldamente invita ad indagare su di lui.
Siffatta estremizzazione è funzionale ai regimi totalitari perché nega qualunque forma di tutela alla sfera
privata nella quale l’uomo libero dispone della propria coscienza, e consente un controllo di regime su ogni
aspetto della esistenza e della potestà decisionale di ognuno.
La conoscenza e la trasparenza devono essere codificate in maniera tale da garantire che il risultato finale
sia, invece, la maggiore democrazia possibile.
Il diritto alla conoscenza attiene non solo alla sfera dei privati, ma anche a quella degli Stati.
Fenomeni come le rivelazioni di banche dati enormi, ha posto il problema della conoscenza di informazioni
di alcuni Stati su altri Stati, e l’assenza di una regolamentazione sulla esistenza stessa di queste smisurate
banche dati, ha dato la dimensione di come possano costituire un rischio sociale perché la loro conoscenza
può non essere immune da rischi e ripercussioni sulla sicurezza dei cittadini.
Da ultimo, ma non per ultimo, c’è un altro aspetto della conoscenza che integra i le molteplici angolazioni
di quello che dovrebbe essere anch’esso un diritto umano, ovvero il diritto a conoscere, nella trasparenza,
le motivazioni sottese a tutte le decisioni dei poteri governativi la cui incidenza si risolve nella limitazione
dei diritti costituzionali e dei diritti umani.
L’era contemporanea pone una infinita panoramica di sfaccettature che rendono non più rinviabile una
codificazione condivisa su come il diritto alla conoscenza possa assurgere a diritto umano.
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