IL BOTTINO DI GAZA
14-10-2025 12:06 - Carla Corsetti
Trump ha parlato alla Knesset, il Parlamento dello Stato terrorista di Israele, e durante il suo discorso, ad un certo punto, è stato contestato.
L’aspetto drammatico di questa contestazione è nel numero esiguo dei contestatori, soltanto due parlamentari, tutti gli altri applaudivano alle bestialità delle quali si vantava Trump: “Netanyahu mi ha chiesto così tante armi, gli ho dato le migliori. Le ha usate bene”
Si è congratulato perché il massacratore genocida, a suo dire, avrebbe fatto un ottimo lavoro con le armi statunitensi.
Dopo il suo discorso delirante, Trump si è recato al banchetto dei predatori, per definire le quote di partecipazione alla costruzione di Gaza Riviera.
C’erano proprio tutti, anche Meloni, con la penna in mano, ansiosi di firmare un accordo per spartirsi un pezzo della torta.
Il convitato di pietra, Netanyahu, è rimasto in Israele, a contare quanto gli costerà far entrare imprese straniere sui territori che ha brutalmente distrutto.
Sa perfettamente che i suoi amichetti non lo hanno fermato nelle fasi più cruente del genocidio perché così avrebbero fatto bisboccia tutti insieme sulle macerie.
Al vertice in Egitto, organizzato da Al Sisi, sono sembrati tutti ubriachi di potere, con le mani sporche del sangue dei bambini palestinesi, chi per aver aiutato Netanyahu attivamente, come ad esempio Meloni, e chi per non aver fatto nulla per fermare il massacro.
Ognuno ha agito in nome del proprio Dio, che nonostante abbia nomi diversi, in realtà è sempre il solito Dio Denaro.
Netanyahu da stasera, comunque, dovrà avere una preoccupazione in più, e dovrà chiedersi quanto siano famelici gli invitati di Al Sisi, perché se gli andrà bene, lo lasceranno vivo, e qualcosina da spolpare l’avrà.
Altrimenti, come lo hanno escluso dalla firma degli accordi di spartizione, che da buontemponi hanno chiamato “Peace 2025”, lo escluderanno anche dalla materiale realizzazione di Gaza Riviera.
L’aspetto drammatico di questa contestazione è nel numero esiguo dei contestatori, soltanto due parlamentari, tutti gli altri applaudivano alle bestialità delle quali si vantava Trump: “Netanyahu mi ha chiesto così tante armi, gli ho dato le migliori. Le ha usate bene”
Si è congratulato perché il massacratore genocida, a suo dire, avrebbe fatto un ottimo lavoro con le armi statunitensi.
Dopo il suo discorso delirante, Trump si è recato al banchetto dei predatori, per definire le quote di partecipazione alla costruzione di Gaza Riviera.
C’erano proprio tutti, anche Meloni, con la penna in mano, ansiosi di firmare un accordo per spartirsi un pezzo della torta.
Il convitato di pietra, Netanyahu, è rimasto in Israele, a contare quanto gli costerà far entrare imprese straniere sui territori che ha brutalmente distrutto.
Sa perfettamente che i suoi amichetti non lo hanno fermato nelle fasi più cruente del genocidio perché così avrebbero fatto bisboccia tutti insieme sulle macerie.
Al vertice in Egitto, organizzato da Al Sisi, sono sembrati tutti ubriachi di potere, con le mani sporche del sangue dei bambini palestinesi, chi per aver aiutato Netanyahu attivamente, come ad esempio Meloni, e chi per non aver fatto nulla per fermare il massacro.
Ognuno ha agito in nome del proprio Dio, che nonostante abbia nomi diversi, in realtà è sempre il solito Dio Denaro.
Netanyahu da stasera, comunque, dovrà avere una preoccupazione in più, e dovrà chiedersi quanto siano famelici gli invitati di Al Sisi, perché se gli andrà bene, lo lasceranno vivo, e qualcosina da spolpare l’avrà.
Altrimenti, come lo hanno escluso dalla firma degli accordi di spartizione, che da buontemponi hanno chiamato “Peace 2025”, lo escluderanno anche dalla materiale realizzazione di Gaza Riviera.