FRANCESCO
19-09-2025 11:44 - Redazione DA
Violento, attaccabrighe, prepotente, frustrato.
Dopo aver commesso qualche nefandezza durante le crociate, incapace di reggere al senso di colpa, ebbe quella che in psichiatria viene definita rottura psicotica, ovvero un crollo psicotico, un evento in cui una persona subisce un improvviso e inatteso distacco dalla realtà a causa di un forte stress, manifestando sintomi come deliri, allucinazioni e disturbi del pensiero.
Il senso di colpa lo aveva indotto a privarsi di tutte le ricchezze, ma è più probabile che ne sia stato privato dallo stesso padre che non vedeva profitti nello stato psicotico del figlio.
Comunque sia andata il nome Francesco, per taluni, è sinonimo di “anelito di povertà” inteso come esaltante valore morale, condiviso e sbandierato generalmente da chi povero non è.
A chi ci dice di non offendere chi crede nella favolistica disegnata attorno a lui, rispondiamo che Francesco è un santo “istituzionalizzato” e quindi abbiamo pieno diritto a parlarne e a criticarlo.
Fatelo uscire dalle nostre istituzioni e rimettetelo al riparo esclusivamente nei luoghi privati dedicati al culto o nelle vostre case e solo allora potrete chiederci di non farlo.
Fino a quando le istituzioni repubblicane ci imporranno la sua figura negli spazi pubblici e nel calendario delle festività nazionali, magari al posto del XX Settembre, continueremo ad avere il diritto di dire che il delirante umbro è un perfetto esempio dell'italianità peggiore.
Dopo aver commesso qualche nefandezza durante le crociate, incapace di reggere al senso di colpa, ebbe quella che in psichiatria viene definita rottura psicotica, ovvero un crollo psicotico, un evento in cui una persona subisce un improvviso e inatteso distacco dalla realtà a causa di un forte stress, manifestando sintomi come deliri, allucinazioni e disturbi del pensiero.
Il senso di colpa lo aveva indotto a privarsi di tutte le ricchezze, ma è più probabile che ne sia stato privato dallo stesso padre che non vedeva profitti nello stato psicotico del figlio.
Comunque sia andata il nome Francesco, per taluni, è sinonimo di “anelito di povertà” inteso come esaltante valore morale, condiviso e sbandierato generalmente da chi povero non è.
A chi ci dice di non offendere chi crede nella favolistica disegnata attorno a lui, rispondiamo che Francesco è un santo “istituzionalizzato” e quindi abbiamo pieno diritto a parlarne e a criticarlo.
Fatelo uscire dalle nostre istituzioni e rimettetelo al riparo esclusivamente nei luoghi privati dedicati al culto o nelle vostre case e solo allora potrete chiederci di non farlo.
Fino a quando le istituzioni repubblicane ci imporranno la sua figura negli spazi pubblici e nel calendario delle festività nazionali, magari al posto del XX Settembre, continueremo ad avere il diritto di dire che il delirante umbro è un perfetto esempio dell'italianità peggiore.