AGOSTINO D'IPPONA
14-05-2025 18:30 - Carla Corsetti
Il monarca vaticano Prevost è un seguace di Agostino d’Ippona.
Sarà opportuno ripercorrere, in sintesi, le castronerie con le quali questo teologo del IV secolo ha condizionato il mondo cristiano nei secoli successivi.
Agostino viene annoverato tra i filosofi, ma a ben vedere non lo era affatto perché era un teologo.
La teologia, a differenza della filosofia, non parte da principi universali e accessibili alla ragione umana, ma da verità rivelate e dogmi religiosi, accettati per fede e per questo motivo, è una disciplina inferiore alla filosofia, poiché non si fonda sull’autonomia del pensiero critico, ma su un’autorità esterna e non verificabile.
Agostino ha elaborato argomentazioni teologiche che, richiamate come riferimento attuale, stupiscono per quanto siano violente e disumane.
Dopo aver vissuto una vita intrisa di “naufragi morali”, a 32 anni diventò cristiano e decise di “salvarsi”.
Era ossessionato dal concetto di salvezza ed elaborò una ideona secondo la quale è Dio che decide chi può salvarsi e chi no, e lui ovviamente era tra i predestinati alla salvezza.
Auspicò persino la morte di tal Pelagio, un monaco che sul concetto di salvezza dissentiva da lui.
Poiché il Nuovo Testamento era poco compatibile con le sue bramosie di potere, ripescò i riferimenti del Vecchio Testamento e le sue riflessioni teologiche servirono come base ideologica al nuovo corso politico con il quale il mondo cristiano stava costruendo la sua “sovrapposizione” all’Impero Romano.
Elaborò affermazioni teologiche strumentali al nuovo corso della presa del potere da parte della setta cristiana, a partire dalla guerra, che con Agostino trovò una sua legittimazione etica: “le guerre vengono intraprese dai buoni, per ordine di Dio”.
Anche il figlicidio trovò spazio nelle sue riflessioni: “Abramo non solo non ha avuto la taccia di crudeltà ma è stato anche lodato per la pietà perché decise di uccidere il figlio non per delinquenza ma per obbedienza”.
Introdusse il pedobattesimo sostenendo che sui bambini non battezzati “l'ira di Dio incombe”.
Agostino ha speso tutta la sua vita a cercare risposte che placassero l’inquietudine di dover scalare posizioni di potere nella cornice di una religione che condannava i suoi istinti sessuali, e quando la castità diventò un criterio di autorità e uno strumento di legittimazione clericale del potere, non ebbe esitazioni nel cacciare via la donna con la quale aveva convissuto per quindici anni e dalla quale aveva avuto un figlio.
Considerare Agostino come riferimento attuale, è oltremodo inquietante.
Ovviamente Agostino propose un modello di società androcentrico e sessuofobico, in un delirio di misoginia che ha condizionato tutto il mondo occidentale.
Leggere cosa scrisse contro il genere femminile non si giustifica nemmeno nella collocazione storica dell’epoca in cui quelle frasi furono scritte.
Qualche esempio:
“Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi”.
“La donna è un animale né saldo né costante; è maligna e mira ad umiliare il marito, è piena di cattiveria e principio di ogni lite e guerra, via e cammino di tutte le iniquità”.
“La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell'ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori”
E non poteva mancare la legittimazione della schiavitù, intesa come condizione immutabile in una gerarchia sociale voluta da Dio: “È la giustizia naturale che vuole che i meno capaci servano i più capaci. Questa giustizia diventa evidente nel rapporto tra gli schiavi ed i loro padroni, che eccellono in intelletto, ed eccellono in potere”.
Se questo campione diventa nuovamente un riferimento ideologico della contemporaneità, non può esserci alcun dubbio che il potere non sa più cosa inventare per essere credibile nella sua malvagità, e allora contrastarlo è l’unico dovere che incombe alle donne e agli uomini dotati di intelletto.
Sarà opportuno ripercorrere, in sintesi, le castronerie con le quali questo teologo del IV secolo ha condizionato il mondo cristiano nei secoli successivi.
Agostino viene annoverato tra i filosofi, ma a ben vedere non lo era affatto perché era un teologo.
La teologia, a differenza della filosofia, non parte da principi universali e accessibili alla ragione umana, ma da verità rivelate e dogmi religiosi, accettati per fede e per questo motivo, è una disciplina inferiore alla filosofia, poiché non si fonda sull’autonomia del pensiero critico, ma su un’autorità esterna e non verificabile.
Agostino ha elaborato argomentazioni teologiche che, richiamate come riferimento attuale, stupiscono per quanto siano violente e disumane.
Dopo aver vissuto una vita intrisa di “naufragi morali”, a 32 anni diventò cristiano e decise di “salvarsi”.
Era ossessionato dal concetto di salvezza ed elaborò una ideona secondo la quale è Dio che decide chi può salvarsi e chi no, e lui ovviamente era tra i predestinati alla salvezza.
Auspicò persino la morte di tal Pelagio, un monaco che sul concetto di salvezza dissentiva da lui.
Poiché il Nuovo Testamento era poco compatibile con le sue bramosie di potere, ripescò i riferimenti del Vecchio Testamento e le sue riflessioni teologiche servirono come base ideologica al nuovo corso politico con il quale il mondo cristiano stava costruendo la sua “sovrapposizione” all’Impero Romano.
Elaborò affermazioni teologiche strumentali al nuovo corso della presa del potere da parte della setta cristiana, a partire dalla guerra, che con Agostino trovò una sua legittimazione etica: “le guerre vengono intraprese dai buoni, per ordine di Dio”.
Anche il figlicidio trovò spazio nelle sue riflessioni: “Abramo non solo non ha avuto la taccia di crudeltà ma è stato anche lodato per la pietà perché decise di uccidere il figlio non per delinquenza ma per obbedienza”.
Introdusse il pedobattesimo sostenendo che sui bambini non battezzati “l'ira di Dio incombe”.
Agostino ha speso tutta la sua vita a cercare risposte che placassero l’inquietudine di dover scalare posizioni di potere nella cornice di una religione che condannava i suoi istinti sessuali, e quando la castità diventò un criterio di autorità e uno strumento di legittimazione clericale del potere, non ebbe esitazioni nel cacciare via la donna con la quale aveva convissuto per quindici anni e dalla quale aveva avuto un figlio.
Considerare Agostino come riferimento attuale, è oltremodo inquietante.
Ovviamente Agostino propose un modello di società androcentrico e sessuofobico, in un delirio di misoginia che ha condizionato tutto il mondo occidentale.
Leggere cosa scrisse contro il genere femminile non si giustifica nemmeno nella collocazione storica dell’epoca in cui quelle frasi furono scritte.
Qualche esempio:
“Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi”.
“La donna è un animale né saldo né costante; è maligna e mira ad umiliare il marito, è piena di cattiveria e principio di ogni lite e guerra, via e cammino di tutte le iniquità”.
“La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell'ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori”
E non poteva mancare la legittimazione della schiavitù, intesa come condizione immutabile in una gerarchia sociale voluta da Dio: “È la giustizia naturale che vuole che i meno capaci servano i più capaci. Questa giustizia diventa evidente nel rapporto tra gli schiavi ed i loro padroni, che eccellono in intelletto, ed eccellono in potere”.
Se questo campione diventa nuovamente un riferimento ideologico della contemporaneità, non può esserci alcun dubbio che il potere non sa più cosa inventare per essere credibile nella sua malvagità, e allora contrastarlo è l’unico dovere che incombe alle donne e agli uomini dotati di intelletto.