Obiettivo 8
La nostra civiltà europea si è tendenzialmente conformata alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle nazioni Unite nel 1948.
Le società islamiche hanno invece elaborato una Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo, proclamata presso l’Unesco e firmata a Parigi nel 1981.
Per quanto le due Dichiarazioni abbiano apparentemente alcuni punti di contatto, in verità v’è un contrasto incolmabile e insanabile.
Il modello sociale sotteso alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è laico e libertario.
Il modello sociale sotteso alla Dichiarazione Islamica dei diritti dell’Uomo è teocratico e i diritti esistono solo in quanto promanazione della legge divina.
Non esiste, né potrà mai essere elaborata una legislazione di raccordo tra le due Dichiarazioni.
Non esiste alcuna possibilità che una mentalità teocratica possa trovare un punto di incontro con una mentalità laica e libertaria.
L’una è la negazione dell’altra.
Il multiculturalismo, proteso salvaguardare le specificità culturali e religiose, se trova una sponda legislativa con la Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo, diventa l’innesco di una pericolosità sociale esplosiva.
Inseguire l’integrazione con l’islam è una partita persa, almeno fino a quando le legislazioni nazionali che hanno adottato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non dichiarino esplicitamente fuorilegge la Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo.
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