Agostino Ghiglia, il Consigliere dell'Autorità Garante della Privacy che con il suo voto ha determinato una sanzione per Sigfrido Ranucci di 150.000€ e che prima di votare quel provvedimento era passato nella sede di Fratelli d'Italia a “salutare” Arianna Meloni, era un picchiatore fascista. Nel 1986 fu condannato a nove mesi. È inaccettabile, indegno e pericoloso: un picchiatore fascista, già condannato per violenze politiche, oggi siede in un ruolo istituzionale di rilievo. Non risulta che abbia mai chiesto scusa, non risulta che abbia mai preso le distanze dal fascismo, non risulta che abbia mai rinnegato quella cultura dell’odio e dell’intimidazione che ha insanguinato la storia italiana. Eppure, eccolo lì, investito di autorità e potere pubblico, come se tutto questo non contasse. Ci si chiede che valore abbia la memoria repubblicana, se chi si è macchiato di violenza in nome di un’ideologia criminale possa essere oggi rappresentante delle istituzioni nate dalla Resistenza. È un insulto alla Costituzione, a chi ha lottato per la libertà e alla dignità stessa della democrazia. Non basta indignarsi per un giorno: occorre pretendere che chi ricopre incarichi pubblici riconosca i principi antifascisti che fondano la Repubblica. Senza questa chiarezza morale e politica, ogni parola sulla legalità e sul rispetto delle istituzioni suona come una beffa. Il fascismo non è un’opinione: è un crimine contro la libertà. E chi lo ha praticato o lo giustifica non può, non deve, rappresentare il popolo italiano.