UNO STATO PERDENTE

04-06-2021 11:07 -

Uno stato che non investe seriamente sulla lotta alla criminalità organizzata, che è lotta culturale, lotta contro le disuguaglianze, lotta per ritrovare il coraggio dell'etica ha già perso. Non è la scarcerazione di Brusca il problema. È avvenuta in base a leggi dello stato. Il problema è non andare oltre il giustizialismo e non scavare a fondo nelle cose, non interrogarsi sul perché accadono. Se si vuole sconfiggere un nemico, e le mafie sono nemici di umanità, bisogna conoscerlo a fondo, entrare dentro le menti di questi criminali e capire cosa li spinge a essere così efferati. Conoscere la biografia di Giovanni Brusca e di suo fratello significa anche comprendere che il peso del contesto in cui si nasce e si cresce può essere un carcere a vita peggio di qualsiasi ergastolo. Umanamente non può essere assolto per la macelleria di cui è stato artefice, ma mi chiedo sempre, ogni volta che incrocio lo sguardo di alunni appartenenti a note famiglie della zona in cui lavoro, cosa possiamo fare noi per evitare che il loro destino sia segnato per sempre, per sottrarli a un cammino già tracciato. Nessuna persona come il figlio o la figlia di un criminale di mafia, ndrangheta e camorra è prigioniera del proprio destino. In fondo nascere è sempre una gran botta di c**o. Tuttavia piuttosto che inveire contro la scarcerazione di Brusca, lotterei per una legge che preveda la sottrazione non derogabile di figli e figlie minori a famiglie in cui uno dei genitori abbia condanne definitive per reati di mafia anche solo di pochi anni. Solo sottraendo i figli e le figlie a queste famiglie e portandolo in altri contesti familiari per farli emancipare dal loro, è possibile ridurre l'impatto della criminalità organizzata sulle nuove generazioni, sottrarre manovalanza alla stessa criminalità, indurre i criminali e le criminali a riflettere sul rischio di perdere figli e figlie e questo potrebbe essere un deterrente. Nei piccoli paesi a elevata densità criminale si conoscono le famiglie criminali e chi vive al di fuori della cerchia del crimine non frequenta e non fa frequentare ai propri figli e alle proprie figlie queste famiglie. Si crea una specie di segregazione per cui chi appartiene a famiglie criminali frequenta solo chi appartiene a famiglie criminali. Se Brusca e suo fratello fossero cresciuti in un contesto diverso sarebbero stati così? Penso di no perché ho letto molto su loro due
Ciò, ripeto, non lo assolve ma non assolve neanche noi.

Antonia Romano demoatea