LA SPARTIZIONE

06-03-2021 12:01 -

Quando Bush aveva deciso di invadere l’Iraq, la comunità internazionale guardava con attenzione alla posizione vaticana che, all’epoca fu espressa da Ruini.
Il linguaggio clericale, come è noto, non è mai diretto, si usano reticenze e circonlocuzioni, perché il linguaggio diretto non appartiene al Potere.
Per tornare a Ruini, con un gran giro di parole disse, con consueta banalità, che la strada migliore restava quella della diplomazia “con la più forte determinazione” che, tradotto dal vaticanese significava un sostanziale via libera all’attacco.
L’Opus Dei espresse la propria posizione favorevole all’invasione attraverso un suo uomo, Antonio Fazio, che, all’epoca, aveva piazzato come Governatore della Banca D’Italia.
La Conferenza Episcopale Italiana affidò la sua posizione interventista al suo organo di stampa Avvenire, auspicando un’azione decisa e risolutiva da parte dell’Onu per non lasciare da solo Bush.
Nel 1999 del resto, Saddam aveva vietato a Wojtyla di mettere piede in Iraq.
Ora Bergoglio, dopo circa mezzo milioni di morti iracheni, andrà a definire con l’ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al Sistani, la massima autorità sciita dell’Iraq, le reciproche sfere di influenza, in altri termini la divisione del mercato religioso, come la Coca Cola ha diviso il mercato con la Pepsi.
Già nel 2019 Bergoglio aveva compiuto identica operazione con l’imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, la massima autorità dell’islam sunnita in Egitto, e ora deve completare l’operazione con l’altra fetta di islamici.
Spoileriamo già il finale: sottoscriveranno un documento comune nel quale riaffermeranno il valore delle politiche antiabortiste, contro l’autodeterminazione delle donne in relazione ai diritti sessuali e riproduttivi, la negazione di ogni forma di autodeterminazione nel fine vita e infine contro gay, lesbiche e trans.
Il solito rigurgito abramitico.