L'omofobo

17-05-2020 21:01 -

Era il 17 maggio 1990 quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità eliminò l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali elevandola a naturale variante della sessualità.
Oggi si celebra la giornata mondiale contro l'omofobia, perché ancora oggi, le aggressioni, di qualsiasi forma, sono una realtà quotidiana per chi appartiene al mondo LGBTQI.
La situazione mondiale riferita ai diritti umani delle persone LGBTQI è allarmante. In molti paesi i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono puniti con pene severe, a volte addirittura con la morte.
In Italia la Legislazione è incompleta, solo in parte vengono riconosciuti gli stessi diritti spettanti agli eterosessuali e queste violazioni di diritti sono state denunciate da diverse associazioni che hanno presentato un documento all'ONU; in Europa ci collochiamo al 34esimo posto su 49 paesi. E ci definiamo un paese civile.
Nonostante sia in vigore una legge, anche se pessima, sulle unioni civili, l'Italia non dispone di una adeguata normativa che garantisca la tutela delle persone LGBTQI quando sono vittime di discorsi di odio e di violenze anche fisiche.
Ancora oggi dobbiamo assistere a situazioni dove c'è un incitamento all'odio, proveniente anche da politici, e dove figli di genitori omosessuali non sono ancora pienamente riconosciuti e protetti.
In Italia, inoltre, esistono criticità nel riconoscere lo status di rifugiato alle persone che si dichiarano LGBTQI. Criticità attribuibili, ad esempio, alla scarsa preparazione dei membri delle commissioni rispetto ai concetti di orientamento sessuale e identità di genere o all'atteggiamento negativo e pregiudizievole da parte dei membri del comitato.
Inoltre, è opinione comune ritenere che la decisione di accogliere rifugiati per motivi di genere sia strettamente legata alla presenza di una guerra nel paese di provenienza, mentre è sufficiente la fondata preoccupazione di subire persecuzioni non solo dallo stato, ma anche dalla famiglia o dalla criminalità e dover quindi nascondere l'identità di genere o l'orientamento sessuale.
Ogni individuo può essere vittima di persecuzioni indipendentemente dalla presenza di una guerra; gay, lesbiche e transessuali sono vittime di violenze anche in paesi considerati sicuri.
In Italia, purtroppo non si conosce nemmeno il numero di domande legate all'identità di genere o all'orientamento sessuale. Diversamente da altri paesi, non si pubblicano i motivi per cui si richiede asilo politico. Nonostante ciò, dalla disamina dei dati in possesso, si scopre che tra i 10 paesi con la più alta percentuale di richieste di asilo, ben 8 hanno attuato legislazioni molto dure nei confronti di omosessuali e transgender.
Tra i 193 stati aderenti all'Onu, ben 73 criminalizzano rapporti sessuali tra adulti dello stesso sesso. In 13 paesi è prevista la pena di morte.
Ora più che mai c'è bisogno di una legislazione che tuteli le persone LGBTQI da questa deriva omofoba che nasce dall'odio nei riguardi di tutto ciò che non è conformato ai valori di matrice cristiano-cattolica.
L'indifferenza generale per la tutela dei diritti LGBTQI, che altro non sono che diritti umani, nasce da una cultura cristiano - cattolica che ha diffuso per millenni il concetto della famiglia patriarcale dove la figura della donna è indispensabile e finalizzato esclusivamente al ruolo riproduttivo. Mettere in discussione il modello di famiglia tanto difeso da alcuni politici in occasione del congresso mondiale delle famiglie significa negare il diritto di autodeterminazione e libera scelta in materia di sessualità, famiglia, maternità e sessualità.
Il nostro nemico non è l'omosessuale bensì l'omofobo.